Vidi di sfuggita il
suo volto illuminato dalla luna, imbrattato di fango e alterato
dall'ira, poi gli afferrai le braccia che si dimenavano da tutte le
parti e lo tenni stretto. Cercò di divincolarsi, ma io non mollai la
presa, finché smise di urlare e sentii che la rabbia lo abbandonava.
Poi mi resi conto che anche lui mi circondava con le braccia. [...]
per un istante fu come se ci tenessimo stretti l'uno all'altra,
perché quello era l'unico modo per non essere spazzati via nella
notte.
Ci sono dei libri il cui
obiettivo è dare delle risposte. Assolute, incerte o paradossali. In
qualche modo, rappresentano un percorso già tracciato dall'autore
per il pensiero del lettore. A volte è bello lasciarsi condurre. È
comodo, facile, sicuro. Insomma, una specie di annebbiamento dei
sensi.
Non lasciarmi di
Kazuo Ishiguro non rientra in questa categoria. Piuttosto, istiga
alla riflessione e al dubbio più profondo. È un romanzo visionario
e provocatorio e, per questo, indimenticabile.
Ci troviamo in
Inghilterra, nei tardi anni Novanta, e una donna di trentun'anni,
Kathy H., ci accoglie negli anfratti della sua memoria. La sua è
stata una vita fatta, sì, d'isolamento, ma anche di relazioni
uniche, perché è cresciuta ad Hailsham, un bucolico collegio di
campagna in cui gruppi di bambini speciali venivano allevati
da alcuni tutori. Kathy e gli altri non conoscevano né i propri genitori né
il mondo al di fuori dei confini della scuola, eppure le loro vite
erano già state programmate da un'autorità invisibile e
sconosciuta: il loro sarebbe stato un futuro popolato da assistenti,
donatori ed ospedali. Ma da bambini non avevano consapevolezza della
tragicità della loro esistenza e si curavano solo delle amicizie
leali, dei primi amori e della loro creatività. Una delle
responsabili del collegio, la misteriosa Madame, aveva infatti il
compito di selezionare disegni e poesie e portarli nella Galleria, un
luogo lontano che Kathy è riuscita a comprendere solo una volta
adulta.
Ormai vicina alla
realizzazione del suo destino, la donna si perde nella rievocazione
precisa e dettagliata degli eventi, delle persone e dei luoghi che
l'hanno resa la persona che è. Così, immersi nel racconto in prima
persona, coinvolti costantemente come se vivessimo nel mondo di cui
Kathy ci parla, non ci rendiamo subito conto che i bambini di
Hailsham sono dei cloni, progettati affinché donino i loro organi ai
malati, “veri” esseri umani.
Una scena del film tratto da Non lasciarmi, con Kathy (Carey Mulligan), Ruth (Keira Knightley) e Tommy (Andrew Garfield). |
Come per Kathy, questa
consapevolezza cresce e si evolve dentro di noi nel corso tempo,
senza darci il tempo di scandalizzarci o adirarci. Abbiamo tra le
mani un romanzo distopico e non ce ne rendiamo conto, avvolti dalla
malinconica intimità dei sentimenti che lega la protagonista a Ruth
e Tommy, le persone più importanti della sua vita. E ogni volta che
abbandoniamo il libro sul comodino, non possiamo fare a meno di
sentirci turbati, incapaci d'immedesimarci con l'umanità vicina
all'immortalità che ha rinchiuso Kathy e gli altri lì dove non
fosse possibile vederli.
Allo stesso tempo, però,
non ci è possibile empatizzare del tutto con la donna. È
intelligente, sensibile, affamata d'affetto e capace di amare in
maniera titanica. Il suo ontologico senso di mancanza di qualcosa
d'indefinito è lo stesso di ognuno di noi. Ma il suo modo analitico
di raccontare la propria vita impone a lei e a noi un certo distacco,
impedendo un vero e proprio processo catartico.
Una scena del film tratto da Non lasciarmi |
Ishiguro, infatti, non
vuole mostrarci un futuro distorto e tragico, per farci credere che
il nostro mondo, in fondo, vada bene. Non lasciarmi non è un
invito a giudicare quanto di negativo ci sia nella sua realtà
distopica, ma piuttosto ad interrogarci sui tratti comuni tra due
universi che non sono davvero distanti. Ciò che l'autore vuole trasmetterci è una sensazione malinconica e sfuggente, un
breve sussurro che ci ricorda quanto potremmo essere diversi. E
quanto ci sia impossibile.
Tuttavia anche quella
prima volta sembrava ci fosse qualcosa tra noi, una certa sensazione,
insieme alla consapevolezza che quello era un inizio, una porta che
dovevamo attraversare.[…] Ciò che intendo dire è che, fin
dall'inizio, ci fu qualcosa nell'atteggiamento di Tommy che era
intriso di tristezza, che sembrava significare: “Sì, lo facciamo
adesso e ne sono felice. Che peccato, però, aver perso tutto questo
tempo”.
L'atmosfera di
rassegnazione getta un'ombra su tutto il romanzo: i protagonisti non
pensano mai di ribellarsi a chi ha scritto il loro destino e, come
Kathy, non fanno altro che subire gli eventi delle loro vite. E
l'arte, la cultura e l'amore non possono salvarli dal dolore e dalla
morte.
Per questo la storia
d'Ishiguro può solo portare a porci delle domande. Ci ricorda la
fragilità delle nostre esistenze. Perché, in fondo, siamo molto più
simili ai nostri cloni piuttosto che all'umanità immortale e
inscalfibile ritratta dalla sua penna.
Non lasciarmi (puoi trovarlo qui)
Kazuo Ishiguro
291 pagine
Einaudi
13,00 €
Narrativa contemporanea
TRAILER DEL FILM TRATTO DA NON LASCIARMI: https://www.youtube.com/watch?v=T92u4y1aO6g
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